25 anni fa in edicola muoveva i suoi primi passi nel panorama fumettistico italiano l’Agente Alfa aka Nathan Never aka il primo fumetto di fantascienza di casa Bonelli. Oggi, 304 mesi dopo, il piacente uomo di 40-45 anni dal fisico scolpito, basette appuntite, barba di tre giorni e capelli bianchi è ancora lì ad indagare. E come di consuetudine, l’occasione è buona per portare in edicola un numero speciale, a colori come vuole la tradizione, scritto proprio da uno dei papà di Nathan Never. Un’occasione buona, anche per te, per tornare a vedere come sta il futuro. Certo, il futuro che ci si immaginava 25 anni fa era fatto di viaggi spaziali ed enormi megalopoli costruite su livelli, e non di redivivi Gianni Morandi o video di gattini, ma ognuno ha il futuro che si merita
Non c’è più il futuro di una volta. E’ quello che dice Mac a Nathan . Già, non c’è più. E’ questa anche la tua sensazione ogni volta che torni a leggere questa serie. Quel futuro lì, quello figlio di film come Blade Runner o dei libri di Asimov, è sparito. Ci hanno derubato, o meglio l’hanno deturpato. Il futuro con la F di fantascienza grande così. Quello con gli androidi senzienti e le macchine volanti. Oggi, anno domini 2016, non c’è più. Il nostro presente è un futuro fatto di clouding e smartphone. E si, un po’ ti dispiace.
Cosa centra tutto questo con il numero 304 di Natha Never? Centra, a suo modo. Dove muoiono le stelle è la più classica delle storie dell’Agente Alfa. Una storia che, per intendersi, potrebbe benissimo incastrarsi tra i primi 100 numeri della serie. Tolti due o tre particolari, dovuti più che altro al progresso del personaggio, quello che resta è un’indagine vecchio stile dell’agente del futuro. Un’indagine che sembra anche una scusa, da una parte per prendere a braccetto i vecchi nostalgici e portarli a spasso per i luoghi a loro tanto cari (il Primo Livello), dall’altra per lanciare una critica feroce al mondo dei talent odierni.
Insomma, un viaggio amarcord dove al posto di guida c’è Michele Medda. Peccato però che, come per il numero 300, tutta questa nostalgia non ti spinga a tornare a leggere con regolarità la serie. Il problema, sempre quello, è che ti sembra di trovare il personaggio di Nathan Never fermo in una perpetua stagnazione. Certo, hai abbandonato la serie nel lontano (lontanissimo) 2001, quindi forse il problema sei tu. D’altronde non si dovrebbe pretendere di giudicare la carriera di Vasco Rossi dagli ultimi due singoli. E’ anche vero però, che la rivoluzione che sta coinvolgendo l’inquilino di Craven Road 7 ti sta veramente appassionando. E proprio di questo credi avrebbe bisogno Nathan Never per tornare a parlare di futuro, smetterla di guardare al passato.