GIALLO
Coltello. Stretto nella mano. Tenacia.
Paura. Devono avere paura di noi.
Teniamoli sotto tiro. Non devono avvicinarsi. Per nessun motivo.
Andiamo verso il rifugio. Salvezza. La branda da cui siamo saltati. Prima.
Dolore. Il piede sinistro fa male ogni volta che gli diamo peso.
Non pensiamoci. Muoviamoci lenti. Concentrati. Un passo alla volta.
Caldo. La mascherina ci fa sudare. Respirare bene è difficile.
Dolore. Ancora. Una smorfia sul volto. Lo hanno notato. Di sicuro.
Stringiamo il coltello. Ancora più forte. Stringiamo i denti.
Andiamo. Li teniamo sotto controllo. Sempre.
Non dobbiamo abbassare la guardia. Mai.
Attenzione. Si fa avanti. Quello che ha parlato prima. Il più grosso dei due. La mascherina gli penzola dall’orecchio.
“Fermo” gli diciamo e gli mostriamo la lama.
Si ferma.
Alza le mani. Fa un passo indietro. L’altro lo guarda e alza le mani anche lui.
Ci siamo quasi. Non badiamo al dolore. Al sudore. Restiamo concentrati.
Sotto al nostro letto, un altro letto. Da lì sotto una ragazza ci fissa. Paura.
Si infila la maglia e scappa. Veloce. Dagli altri.
Uno. Due. Tre.
Li controlliamo prima di salire.
Ci arrampichiamo in qualche maniera. Stringiamo forte per il dolore.
Ora siamo nel nostro rifugio. Al sicuro.
Copriamoci. Non vogliamo che ci vedano. Ma noi li controlliamo. Sempre.
Uno.
Due.
Tre.

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