GIALLO
Vivi. Siamo ancora vivi.
Sentiamo. La lama fredda. Attraverso il collo.
Ma respiriamo.
Tocchiamo. Con la mano. La gola senza taglio.
Sfiliamo. Lentamente. Il coltello.
Sangue. Sgorga dalla ferita. Caldo.
Premiamo. Forte. Con l’altra mano.
Proviamo ad alzarci. Barcolliamo.
La vista si annebbia.
La stanza. Tutto. Gira. Vertiginosamente.
Un passo. Cadiamo. Sulle ginocchia.
Premiamo. Forte. Sulla ferita.
Non riusciamo. A contenere. Tutto questo sangue.
Le forze. Sentiamo. Le forze. Abbandonarci.
“Fanculo”
Un urlo. Di rabbia. Rancore. Ci travolge.
A fuoco. Mettiamo a fuoco.
La testa. Del Rosso. Schizza dalla fronte. Una fontana rossa.
Il rumore del suo collo. Spezzato.
Il rumore del metallo. Squarcia. La pelle.
Il rumore del suo corpo. Cade. Senza vita.
Rosa. A terra. Lacrime di dolore. Di odio. Di paura.
Ci vede. Disperazione. Nel suo volto tumefatto.
“Lasciatemi in pace” mormora. A denti stretti.
“Io voglio solo vivere!” grida. La sua collera esplode.
Noi non possiamo permetterlo.
Scappare. Cerca di scappare dal condotto. Dove prima c’era la grata.
Avanziamo. Verso di lei.
Lenti. Siamo lenti. Vacilliamo.
Lei scivola. Dentro. Al condotto.
Noi avanziamo. Piove. Sul pavimento. Il nostro sangue.
Lei. E’ quasi libera.
“Rosa!” Borbottiamo. Il sangue. Riempie la gola.
“Tu lo sai chi sono io?”
Si blocca. In vista. Solo il suo piede nudo.
“Io…” avanziamo.
“…sono…”barcolliamo.
“…Giallo!” conficchiamo. La lama. Il coltello. Nel piede.
Lei si dispera.
Noi ridiamo.

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